Firenze 10 – 17 ottobre 2017

Festival Internazionale del film documentario

Portare i margini al centro

58 anni mettono soggezione, impongono senso di responsabilità e cautela; non tanto perché ci sia una tradizione da rispettare, quella non è mai stata un vincolo per il Festival dei Popoli, semmai un deposito di possibilità. E non è neanche un problema di confronto con i grandi del passato, dato che ciascuno vive nel suo contesto e nel suo tempo in modo incomparabile con ciò che c’era prima. Si tratta piuttosto di fare in modo che quel passato non sia l’unico elemento in grado di orientare e motivare le azioni del presente. In definitiva, quella cifra ti guarda negli occhi e ti pone una domanda ineludibile sul senso e sulla funzione di un festival di cinema documentario oggi.
Già l’etichetta “festival” mette un leggero imbarazzo per come appare densa di rimandi ad un approccio in cui la sfilata, la vetrina, il parterre sono il codice distintivo di iniziative finalizzate ad esporre primizie cinematografiche sul banco del mercato dell’audiovisivo. Non che ci faccia difetto la voglia di fare festa (d’altronde è questa la vera vocazione dei festival) e senz’altro ci sentiamo alleati di tutti quei soggetti che si battono per produrre e sostenere gli autori e il cinema di qualità (confinarli al fantomatico “mercato” è riduttivo). Ma su questo punto i padri fondatori del Festival dei Popoli ci avevano visto lungo: pensarono forse di fare uno sberleffo all’idea festivaliera convenzionale, immaginando che sul tappeto rosso fossero invitati a sfilare “i popoli”, intesi come quelli che stanno ai margini, non solo l’altro esotico ma anche l’altro che vive alla periferia della società. Perché ai margini non si trovano le parti, i soggetti o le storie residuali ma invece quelle forme liminali che, prima o poi, abbandoneranno il confine per raggiungere il centro. Il margine è il luogo dell’incontro, del nuovo, dell’ibridazione, del conflitto, del rimosso, dell’avanguardia, del non ancora visto, del non ancora compreso, del non ancora.

Portare i margini al centro, ecco una sfida ancora attuale per cui vale la pena battersi.

Se dovessi definire il Festival dei Popoli oggi, direi che è uno spazio di libertà ma anche di impegno per la qualità (ché la libertà da sola non basta), in cui si cerca di portare al centro ciò che viene scovato ai margini.
Il progetto di portare i margini al centro (dell’attenzione, del dibattito, del mercato, ecc.) va inteso sia in senso politico-culturale sia come tentativo di creare scoperta, novità, valore (estetico ma anche economico). È in questa direzione che si sono mosse tutte le persone che hanno contribuito a realizzare questa 58ma edizione del Festival dei Popoli. In barba alla concorrenza, alle convenienze e alle mode ognuno di loro ha battuto le strade ai margini, ha riportato a casa storie inedite – coinvolgenti e sconvolgenti – ha scoperto autori in cerca di sguardi attenti e curiosi, ha sollevato domande scomode ma necessarie. Di questo lavoro sono orgoglioso e infinitamente riconoscente a tutti loro. Ora però è il momento di alzarsi, di lasciare i nostri rispettivi margini di solitudine e di raggiungere il luogo in cui le immagini, le parole e le emozioni possono essere condivise. Ci troveremo là, insieme, al centro.

Vittorio Iervese
Presidente del Festival dei Popoli


Con questa 58esima edizione, la prima ad avere luogo nel mese di ottobre, il Festival dei Popoli rinnova il suo appuntamento dopo un intervallo più breve del consueto. Nei dieci mesi appena trascorsi, il nostro gruppo di lavoro ha posto uguale attenzione sia nell’individuare i film che compongono il programma sia nel vagliare temi di attualità che, secondo noi, meritano di essere approfonditi e “inquadrati” attraverso il prisma di una selezione che non soddisfi solo la curiosità cinematografica, ma offra strumenti interpretativi utili a coloro che tentano di comprendere fenomeni di portata collettiva nei quali ciascuno di noi, che lo desideri o meno, è un minuscolo quanto insostituibile tassello. Per questo la nostra copertina propone la rappresentazione grafica di uno dei temi di questa edizione, che sarà affrontato nel focus “Effetto Domino – Sogni e incubi del potere contemporaneo”. Le tessere del domino che precipitano a cascata, senza possibilità di arresto, rimandano implicitamente ad un equilibrio, ad un invisibile ma tenace legame che tiene insieme “tutte le cose del mondo” e che, se intaccato, produce effetti sconvolgenti, da cui nessuno può sentirsi escluso. Ecco allora che un semplice gioco diventa metafora, se non addirittura un monito a fare la propria parte con consapevolezza.

Altre importanti novità caratterizzano questa edizione, affiancando la proposta, raffinata e sorprendente, dei ventuno film in concorso internazionale, e la selezione, di gran pregio, del concorso italiano: Doc at Work, il nostro laboratorio di idee che, nelle passate edizioni, si è dedicato ad un mercato per la coproduzione, alla riflessione sui processi creativi, a seminari e workshop tenuti da professionisti di fama internazionale, dimostra la sua versatilità e la sua natura poliedrica concentrandosi sul lavoro svolto dalle scuole di cinema italiane, nella convinzione che la loro attività rivesta un'importanza strategica per l'intero settore audiovisivo. Le scuole di cinema sono gli avamposti da cui osservare il lavoro dei giovani talenti e le "palestre" nelle quali si allenano e si sperimentano le nuove generazioni di cineasti. Abbiamo pertanto selezionato alcuni tra i film realizzati nel 2017 dagli studenti della Scuola Holden di Torino, della Civica scuola di cinema Luchino Visconti di Milano e di FilmaP - Atelier di Cinema del Reale di Napoli, con l’intenzione di favorire l’incontro tra queste opere - e i giovani autori che le hanno realizzate - e il pubblico, la stampa, gli addetti ai lavori e tutti i nostri ospiti.

La seconda novità, non meno rilevante, è costituita da “Meridiano Zero”, iniziativa realizzata in collaborazione con AICS - l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo - che propone una selezione di documentari realizzati in alcuni dei paesi di riferimento della Cooperazione italiana. Il programma permette di occuparci di un settore che impiega le professionalità del documentario per raccontare storie di solidarietà e di scambi tra gente di diversa provenienza e cultura. La collaborazione con AICS ci offre anche l’opportunità di ampliare i nostri luoghi di proiezione, dal momento che la parte più consistente della sezione si svolgerà nel suggestivo auditorium dell’Istituto agronomico per l’oltremare di Firenze.

A completare il quadro: l’incontro con un autore di livello internazionale, Kazuhiro Soda che, attraverso un’attività cinematografica che si propone come un’unica, monumentale, opera in divenire, sta componendo uno straordinario ritratto sociale del Giappone contemporaneo, evitando i consueti itinerari turistici per esplorarne l’anima più autentica.

Alberto Lastrucci
Direttore del Festival dei Popoli