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Scrivo queste note dalla mia casa sopra l’albero, nella convinzione che ognuno di noi ne abbia una, intesa come quell’angolo di mondo, fisico o mentale, nel quale ci si concede di vagare senza meta attraverso il paesaggio sconfinato delle libere associazioni. Quassù trascorro i brevi ma importanti momenti di silenzio necessari ad affrontare l’impegno, ma anche le emozioni, che il festival produce in tutti noi che lo abbiamo organizzato. Ci auguriamo che possano essere giorni indimenticabili anche per voi spettatori, che ne siete uno degli ingredienti fondamentali.
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Lo studio che il prof. Thierry Roche, dell'Università di Aix-Marseille, attualmente sta conducendo sul nostro festival mi ha fatto riflettere sulla mole di attività che il Festival dei Popoli ha portato avanti dal 1959 fino a oggi. Un patrimonio costituito da film e da autori, da materiali d’archivio e da riflessioni sul cinema, da incontri con l’altro e da osservazioni sulla Realtà - terreno di osservazione privilegiato dal documentario. Le appassionanti conversazioni con Thierry – che colgo l’occasione per ringraziare – hanno risvegliato in me la consapevolezza dell’importanza che il nostro festival ha nella storia dei processi culturali e di come stimoli e proposte lanciati nel corso delle prime edizioni siano poi stati raccolti e portati avanti da altri, anch’essi impegnati nel nostro stesso lavoro. Essere stati fonte di ispirazione è motivo di grande orgoglio e ci incoraggia oggi ad intraprendere strade non ancora battute, a rinnovare i nostri strumenti di ricerca, a non imitare nessuno (neanche noi stessi) per andare a curiosare in nuovi territori e visitare altri angoli del mondo. Sempre accompagnati dai migliori registi in circolazione, nostre indispensabili guide per scoprire ambienti e società a noi lontani o poco familiari e, soprattutto, per permetterci di gettare uno sguardo sul loro universo interiore, che è quello che ogni artista si propone di fare, indipendentemente dalla disciplina in cui ha deciso di cimentarsi.
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Siamo pertanto ad inaugurare un’edizione, la numero 57, del tutto rinnovata rispetto alle precedenti: a partire dalla nuova sala principale del festival - La Compagnia, casa del cinema della Toscana - alla selezione dei film in concorso (internazionale e italiano); dai focus tematici (uno dedicato al tema dei rifugiati, l’altro ai documentari musicali) ai cineasti cui abbiamo dedicato le nostre retrospettive: la franco-libanese Danielle Arbid e il brasiliano Sergio Oksman, che ci apriranno le porte non solo del loro cinema ma anche dei rispettivi laboratori creativi. Rinnovata è anche la proposta formativa, con workshop e seminari che affronteranno alcune rilevanti innovazioni tecniche: come la tecnologia VR e l’Interactive Documentary.
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È arrivato dunque il momento di abbandonare la mia confortevole casetta per venire ad accogliervi. Il mio augurio è che possiate trovare materiale sufficiente a soddisfare la vostra curiosità, a coltivare le vostre riflessioni, a stimolare il vostro spirito critico.
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Alberto Lastrucci
Direttore del Festival dei Popoli