Firenze 25 novembre – 2 dicembre 2016

Festival Internazionale del film documentario

GIOVEDÌ 1 DIC. - LA COMPAGNIA

Giovedì 1 dicembre, La Compagnia, ore 11:00 – Ingresso libero

HOW I DID IT

Incontro pubblico con gli autori

Giovedì 1 dicembre, La Compagnia, ore 15:00

ŠALTOS AUSYS
DEAD EARS

di Linas Mikuta
(Lituania, 2016, 42’)

Due uomini, un anziano contadino e il suo figlio sordomuto, vivono in una zona di campagna remota, isolata dalla civiltà. Pur vivendo insieme e condividendo problemi e dolori, rimangono molto distanti tra loro. I tentativi di conversazione si riempiono di equivoci che a volte diventano conflitti. Il padre ritiene il figlio incapace e infantile. Il figlio trova il padre insensibile e ruvido. Potranno mai capirsi?



Giovedì 1 dicembre, La Compagnia, ore 16:00

LA VIE À VENIR
LIFE TO COME

di Claudio Capanna
(Belgio, 2016, 52’)

I gemelli Eden e Leandro sono nati molto prematuri. Una volta fuori dal ventre della madre, Laurence, si trovano gettati nel mondo asettico e angosciante dell’ospedale, pieno di macchine rumorose e medici in camice bianco. Le settimane passano nella sezione neonatale, e madre e figli lottano ostinatamente per la vita. Noi che osserviamo siamo con loro in questa specie di limbo, una corteccia linfatica spazio-temporale che monitora, nutre, guarisce.



Giovedì 1 dicembre, La Compagnia, ore 17:15

LA PRIMA META
FIRST TRY

di Enza Negroni
(Italia, 2016, 74’)

Max è l'allenatore della Giallo Dozza, squadra multietnica di rugby composta dai detenuti della Casa Circondariale Dozza di Bologna, ed è anche il motore di un processo di trasformazione umana che è forse già cinema, prim'ancora che realtà. Gli estenuanti allenamenti, le partite giocate sempre in casa, e sempre perse, la voglia di riscatto che si trasforma nella voglia di un gioco con delle regole. Due narrazioni che scorrono parallelamente: quella della cella, qui solo evocata, e quella del campo da gioco, che è un altro interno, che però include e non isola.



Giovedì 1 dicembre, La Compagnia, ore 19:00

CORPS
CORPSE

di Benjamin d’Aoust
(Belgio, 2016, 16’)

Dalla sua terrazza Benjamin d’Aoust vede due ali della prigione Saint-Gilles a Bruxelles e, soprattutto, sente le grida dei detenuti e dei secondini che la popolano. Saint-Gilles, costruito con i mattoncini rossi tipici dell’architettura industriale del XIX secolo, diventa nel film un luogo dell’anima; le voci dei detenuti, tutte insieme, diventano una: quella del carcere stesso, che si fa corpo e diventa un mostro. Il regista crea un conflitto tra il Dentro e il Fuori, innescando una riflessione sul ruolo del carcere nella società oggi.

Giovedì 1 dicembre, La Compagnia, ore 19:00

A SECOND BIRTHDAY
di Georg Manuel Zeller
(Italia, 2016, 30’)

Misha è affetto da fibrosi cistica, una malattia incurabile ed ha nove anni quando si rende necessario un trapianto di fegato. Una profonda consapevolezza di sé e delle grandi questioni della vita, ed una candida visione del mondo lo hanno accompagnato nelle lunghe degenze negli ospedali di tutta Europa. Il padre di Misha, regista di questo intimo, emozionante lavoro, filma il tempo e lo spazio di una testimonianza che incanta, durante i mesi che precedono e che seguono il trapianto.



Giovedì 1 dicembre, La Compagnia, ore 20:45

REMAINS FROM THE DESERT
di Sebastian Mez
(Germania, 2016, 21’)

Ciò che resta di Osman dopo sette mesi passati in un “campo di tortura” nel Sinai, nel mezzo del suo viaggio pieno di speranza dall’Eritrea a Israele, è un ricordo indicibile e un corpo solcato dalla violenza. Ogni angolo di Osman è attraversato da una storia che secca l’anima, la inaridisce come il territorio in cui è finito prigioniero. Sebastian Mez ripercorre quel viaggio, tra paesaggi di violenta bellezza, pianeti che non si possono immaginare, così come inimmaginabile è l’esperienza di Osman, astronauta alieno che tenta l’approdo su un mondo nuovo.



Giovedì 1 dicembre, La Compagnia, ore 20:45

BETWEEN FENCES
di Avi Mograbi
(Israele, Francia, 2016, 85’)

Evento in collaborazione con la mostra Ai Weiwei. Libero, Fondazione Palazzo Strozzi

Holot è un centro di detenzione nel deserto di Israele, vicino al confine con l'Egitto. Ospita i richiedenti asilo dall'Eritrea e dal Sudan, che non possono essere rimpatriati né tantomeno hanno prospettive in Israele, a causa delle politiche del paese. Anche se non è tecnicamente una prigione, ne ha tutte le caratteristiche. Chen Alon e Avi Mograbi decidono di avviare un laboratorio teatrale con le persone che si trovano lì, nella più precaria delle situazioni, seguendo i principi del "Teatro dell'Oppresso" che si propone come percorso artistico ed estetico finalizzato al cambiamento politico e sociale. Le esperienze della vita dei richiedenti asilo costituiscono il punto di partenza per il processo.

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