Firenze, 1 - 7 Novembre 2009

Festival Internazionale del film documentario

Workshop con Thomas Heise

SONO APERTE LE ISCRIZIONI AL WORKSHOP DI NOVEMBRE CON UNO DEI MAGGIORI DOCUMENTARISTI TEDESCHI

L'AUTORE
Thomas Heise è il cineasta tedesco che ha, con maggior cura e determinazione, documentato il passaggio di consegne dalla Germania della RDT alla caduta del muro e alla successiva riunificazione. Nato nel 1955, il regista è stato per anni oggetto di violenta censura da parte degli organismi cinematografici ufficiali. Solo negli ultimi anni è stato possibile vedere i suoi primi lavori e ricostituirli su altri formati dopo che i negativi originali erano stati distrutti. La sua opera più recente, il pluripremiato "Material" (primo premio al FID Marseille 2009) è un'opera straordinaria, che ha attirato l’attenzione dei maggiori festival internazionali e degli addetti ai lavori.

IL WORKSHOP
Autore di una filmografia nella quale confluiscono analisi politica, autobiografia, indagine sociologica, sperimentazione e studio ambientale, Heise, discepolo del drammaturgo Heiner Müller, affronta uno snodo di cruciale importanza per rilanciare le ragioni di un cinema che sia in prima persona e al tempo stesso proiettato all’esterno, a confrontarsi con un presente contradditorio e complesso. Per questi motivi il Festival dei Popoli, in occasione della sua 50a edizione, gli dedicherà una retrospettiva. Thomas Heise sarà inoltre protagonista di un WORKSHOP DELLA DURATA DI SEDICI ORE, che si svolgerà nell’arco di due giorni (SABATO 7 e DOMENICA 8 NOVEMBRE), durante il quale il regista affronterà gli aspetti cinematografici e politici del suo lavoro. Sarà un’opportunità unica per confrontarsi con l’urgenza di un cinema che propone al documentario contemporaneo una sfida radicale e appassionante.

ISCRIZIONE AL WORKSHOP
Le iscrizioni al workshop sono a numero chiuso. Il costo complessivo è di 150 euro. Gli iscritti avranno diritto all'accredito, valido per tutta la durata della manifestazione, e riceveranno una copia del catalogo del Festival. Per partecipare, inviare una richiesta di iscrizione e un curriculum vitae ENTRO IL 1° OTTOBRE 2009 a: festivaldeipopoli@festivaldeipopoli.191.it
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INTRODUZIONE AL LAVORO - di Thomas Heise
Il tempo è limitato, lo spazio è segnato. Essendo nato nel 1955 a Berlino Est, capitale di coloro che sono venuti al mondo nella Repubblica Democratica Tedesca, appartengo ad una generazione cresciuta dopo la rivolta del 17 giugno 1953 sopravvissuta ai panzer sovietici e la costruzione del muro avviata nell’agosto del 1961, in una RDT solo temporaneamente e non del tutto consolidata.

L’inizio della fine della mia infanzia non è stato segnato dalla solita e amata Consacrazione civile, versione atea della cresima, ma dalla marcia delle truppe del patto di Varsavia, che nell’agosto 1968 misero fine in Cecoslovacchia alla primavera di Praga.

I nomi di molti amici e conoscenti, alcuni più anziani di me solo di pochi anni, li ho sentiti indicati come nemici dello stato dalla bocca di un’annunciatrice televisiva.

Io sono stato segnato da questa Germania Est, in questa guerra fredda; e anche in seguito sono sempre stato in forte contrapposizione a essa, non riuscendo a stare in silenzio.

Sogno, le barricate parigine.

“Ciò che è stato, lo puoi seppellire? No.”
Heiner Müller, da “Der Lohndrücker”, RDT 1956

“Non è bello che tutto questo ci appartenga di nuovo?”
Osservazione, fatta da una signora di mezza età a suo marito, colta a Berlino sulla Pariser Platz, davanti alla Porta di Brandeburgo, nel 1990.

“Voi siete più simili ai russi. Anche per via del vostro rapporto con l’alcol. Io avanzo invece sempre di più verso l’Occidente”. Così si rivolge a me, documentarista berlinese dell’est nell’anno 2003, il documentarista amburghese Klaus Wildenhahn, ex redattore del Norddeutsche Rundfunk, dopo aver visto un mio film, Vaterland, che tratta della Germania e del tempo.

Interessante è ciò che è persistente. Bombe, sparate nel tempo. Notizia. Di una vita, per esempio. Archeologia della vera esistenza. Che può, un giorno, riportata in un altro contenitore, diventare memoria della specie. Notizia di esistenze, di un tempo. Anche di come si pensa. Controcorrente. Mettere in discussione il quadro generale, i rapporti di potere. Cosa che, fra l’altro, è divertente. Un dialogo fra il presente, l’essere presenti e il futuro.

Parleremo di questo.
Ciò significa che parleremo di film, materiali e pazienza.
Lavorare sempre allo stesso oggetto, ricominciando sempre daccapo.
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BIOGRAFIA
Nato nel 1955 a Berlino Est, Thomas Heise è uno dei più importanti documentaristi tedeschi viventi. La sua carriera è strettamente legata alla sua biografia, cominciata come tipografo («nella DDR la professione di tipografo equivaleva ad una scelta di fallimento sociale » sostiene Heise in una conversazione con Erika Richter) e proseguita come assistente alla regia nel 1975. Dopo essersi formato alla HFF/B (L’Accademia di Film e Televisione di Potsdam-Babelsberg) nel 1983, realizza il suo primo film intitolato “Wozu denn über diese Leute einen Film”, un documentario realizzato interamente con materiali reperiti nel circuito del mercato nero. A partire dal 1983 Heise lavora come scrittore e regista di teatro, di radiodrammi e di documentari. Per tutto il periodo d’esistenza della DDR i suoi lavori sono stati bloccati, distrutti o confiscati perché – così recitava il linguaggio dell’epoca – contenevano “significati operativi” non in linea con i principi del regime. In quegli anni, oltre a produrre alcuni film come "Eisenzeit" e "Vaterland", inizia una importante collaborazione con il celebre drammaturgo Heiner Müller. In seguito, continua a formarsi all’Accademia di Belle Arti di Berlino e a partecipare come regista a numerose produzioni. E’ dagli anni ’90 che i lavori di Heise hanno cominciato ad attirare l’attenzione della critica nazionale ed internazionale, in particolare il suo ultimo lavoro, "Material", è stato accolto con grande favore ed interesse.

FILMOGRAFIA
I primi film di Thomas Heise si occupano principalmente di descrivere le dinamiche sociali e l’apparato burocratico della DDR. Dalla fine degli anni ’80 la sua attenzione si sposta sui cambiamenti che interessano gli individui, le famiglie e le comunità coinvolte nel processo di riunificazione della Germania. In questo senso vanno interpretati i riferimenti ai fenomeni di privatizzazione, di riorganizzazione industriale, di disoccupazione, di crescita del radicalismo di destra, ecc.
I documentari di Heise sono caratterizzati dal preciso ed insistente tentativo di guardare alle cose, piuttosto che alle idee o ai principi. Per questa ragione, Heise stabilisce una modalità di lavoro basata sulla relazione con l’oggetto-soggetto dei suoi film, cercando di evitare da una parte le forme introspettive, dall’altra i rischi di sovrainterpretazione. Nei suoi film Heise si pone al centro del punto di convergenza dei fenomeni storici ma ai margini della società: ovvero nei luoghi in cui gravitano delle esistenze mai rappresentantive ma sempre significative. E densi di significato sono i neonazisti della Germania Est raccontati in "Stau", la spia di "Barluschke", gli adolescenti ribelli di "Eisenzeit" o il piccolo villaggio di "Vaterland". Soggetti, luoghi e oggetti che portano in luce quella moltitudine sociale, politica e storica nascosta ancora oggi negli interstizi della Germania contemporanea.

LA RETROSPETTIVA
La produzione documentaristica di Thomas Heise è pressoché sconosciuta al pubblico italiano. I lavori che verranno presentati nella 50° edizione del Festival dei Popoli possono considerarsi quasi tutti inediti, così come inedito è il fatto che si possano vedere in una prospettiva cronologica e tematica. La scelta di realizzare una retrospettiva generale è motivata non solo da ragioni stilistiche, ma anche dalla considerazione che si possa comprendere il senso del lavoro di un autore (la sua poetica, direbbe qualcuno) soltanto ricostruendo il suo sviluppo e le sue articolazioni. Questo è particolarmente vero per Thomas Heise che lavora sui dettagli e sugli scenari generali, che ritorna sul già filmato, che costruisce un archivio di storie e immagini che cura e riutilizza continuamente, come testimonia "Material", il suo ultimo lavoro realizzato montando sequenze girate nel corso della sua carriera. Heise ha il coraggio di lavorare nella e non sulla storia, e così la sua è una narrazione che non si interrompe mai e che ci coinvolge e ci rende partecipi. La retrospettiva che presenteremo durante le giornate di Festival seguirà un andamento cronologico ma cercherà di affrontare, sfruttando la presenza dell’autore, alcuni dei temi ricorrenti nei lavori che saranno presentati. Per questa ragione, riteniamo che i documentari possano essere un’interessante occasione per approfondire questioni sociali, culturali e politiche della recente storia europea e in particolare di quella zona di cerniera con l’Est Europa. La proiezione dei film sarà pertanto accompagnata da momenti di discussione e di chiarimento con l’autore e con esperti di diverse discipline.
La retrospettiva è organizzata in collaborazione con GERMAN FILMS e GOETHE INSTITUT.

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